giovedì 4 giugno 2009

A Santa Caterina

Ogni anno Br. Shubamrita tiene i suoi ispiranti discorsi in diverse parti d’Italia e una delle tappe principali è nella nostra città industriale del nord Italia, a Milano. I suoi impegni sono così pressanti che è difficile trovare del tempo anche per una breve gita. Avevamo desiderato spesso di poterlo ospitare e fargli visitare qualche bel posto e godere della sua compagnia, ma a causa dei suoi impegni questo non era mai stato possibile.

A una decina di chilometri dall’aeroporto di Malpensa c’è un bellissimo monastero, molto antico. E’ nascosto fra le rocce che danno a dirupo sul lago Maggiore e per chi va a visitare Santa Caterina del Sasso, così come è chiamato, appare come una perla nascosta e protetta dal guscio, quasi a ricordare ad ognuno di noi del silenzio interiore come autentico linguaggio del cuore. Abbiamo deciso di offrire la bellezza del monastero di Santa Caterina per una pausa di tranquillità.

I colori e la bellezza degli affreschi e il sottofondo della musica gregoriana all’interno della cappella del monastero ci hanno riempito di poesia. Più tardi, con la sua consueta semplicità e grazie all’aneddoto delle capacità necessarie ad un confermato alpinista per raggiungere la cima di una montagna, Shubamrita ci ha ricordato di prestare particolare attenzione, di essere assertivi e costanti nel percorrere il cammino della spiritualità. Abbiamo cantato Amma Baramma e qualche altro canto accompagnati dal ritmo del battito delle nostre mani e dalla chitarra.

Ognuno aveva portato qualcosa di buono da condividere e la cena è stata una festa. Una risata in più c’è stata per la curiosa coincidenza di avere due persone col braccio destro ingessato che si sono sedute una accanto all’altra!

Sono stati un bel pomeriggio e una tranquilla serata in anticipazione dell’evento pubblico previsto il giorno seguente. Persino il cielo ha festeggiato accendendosi di stelle.

Prima di andare a casa, qualcuno ha chiesto a Shubamrita e Bruno (che lo accompagnava) le note di "Anandame Amritanandini". Non ce l’avevano. Ma mentre la macchina scivolava silenziosa nel buio, Shubamrita con voce commossa ha cantato quello stesso canto.