sabato 21 dicembre 2013

La contentezza è la ricchezza più grande

Ancor più nobile del pensiero: "Cosa posso fare ?" è il pensiero"Cosa posso dare? " È importante svolgere ogni mansione bene e con gioia. Com’è possibile farlo? Quando il cervello si unisce al cuore si potrà raccogliere il giusto frutto maturato da un’azione. Per una madre non è faticoso prendersi cura del proprio bambino. Lo è invece per la baby-sitter. Ciò non dipende dal lavoro di per sé, ma dall'atteggiamento mentale che crea felicità o sofferenza.

La ricchezza più grande è la contentezza. Solitamente lavoriamo per la nostra felicità. Tuttavia dovremmo anche assicurarci che il nostro lavoro porti felicità anche agli altri. Ogni qualvolta eseguiamo un qualsiasi compito, dovremmo tenere in considerazione quanto beneficio procuriamo agli altri con quella mansione e questo modo di pensare è superiore alla semplice considerazione di quanto beneficio ne trarremmo noi stessi. Questo è karma yoga.

La contentezza è la ricchezza più grande. Persino se in termini materiali siamo i più poveri del mondo, in realtà se siamo contenti siamo ricchi. Allo stesso modo, anche quando siamo materialmente ricchi, ma senza contentezza, siamo in realtà poveri. Dobbiamo quindi sforzarci di essere contenti con quello che abbiamo.

Una donna ebbe due figli. Il primo divenne bigliettaio e l’altro impiegato. Supponiamo che l'impiegato continuasse a lamentarsi sulla sua triste sorte di essere un semplice impiegato. Questo servirebbe a qualcosa? Se invece l'impiegato assolvesse le sue mansioni in modo efficace, potrebbe ottenere una promozione a una posizione più rispettabile. Soffermarsi a rimuginare su posizioni più elevate, ci farà solo sentire tristi. Sono in molti a lavorare in posizioni subordinate. Perché non pensiamo a loro, invece? Pensare con discriminazione ci farà sentire contenti in ogni circostanza. Solo così potremo vivere in pace ed evolvere.

C’era una volta un uomo che dopo una lunga attesa fu invitato a un colloquio di lavoro. Non avendo ottenuto il lavoro se ne andò deluso a sedersi in un luogo solitario dove poter scrutare in lontananza.  A questo punto, qualcuno gli diede un colpetto sulla spalla. Quando l’uomo si girò, vide un ragazzo che indossava degli scuri occhiali da sole. Pur sentendosi irritato per essere stato disturbato nel suo momento di solitudine, chiese cosa fosse successo. Il ragazzo gli diede un fiore appassito dicendo: “Guarda che bel fiore!" L' uomo era infastidito, ma contenendo la rabbia, rispose: "Sì, è un bel fiore." Il ragazzo aggiunse ancora: "Hmm, senti com'è profumato". L’uomo si sentì ancor più irritato e pensò: " È pazzo? Che profumo c'è in un fiore di campo appassito? " Ma per sbarazzarsi del ragazzo, disse: "Sì, hai ragione, è un fiore profumato e bello." Nel sentire queste parole il ragazzo disse: “L’ho portato per te, ti prego, accettalo. Che Dio ti benedica.”Così dicendo, il ragazzo sorrise, un sorriso da scaldare il cuore. Nel vedere quel sorriso l’uomo sentì la mente alleggerirsi. Ringraziò il ragazzo.

Poi sentì il rumore di un bastone battere per terra e girandosì vide il ragazzo che si faceva strada con un bastone per ciechi. L’uomo si rese conto che il ragazzo era un non vedente.  In quel momento ebbe la sensazione che il fiore che stava tenendo in mano fosse il più bello del mondo. Raggiunse il ragazzo per abbracciarlo e con le lacrime agli occhi esclamò: "Questo non è un fiore appassito, ma un fiore sbocciato dal tuo cuore." Grazie a quel fiore, l'uomo fu in grado di apprezzare la bellezza e la fragranza del cuore innocente del ragazzo. L'uomo pensò: "Ero triste perché non avevo avuto quel lavoro. Invece questo ragazzo pur essendo cieco ad entrambi gli occhi è così gioioso. Fa' felici persino ci gli altri."

Dovremmo coltivare un atteggiamento simile nei confronti degli altri. I nostri dolori sono insignificanti rispetto ai dolori altrui. Dovremmo capire questo e cercare di essere felici in qualunque situazione ci troviamo attualmente.

L'ostacolo maggiore che ci impedisce di sperimentare la felicità nella vita è la nozione che abbiamo di noi stessi. Vorremmo ricevere e ottenere tutto - così è il nostro atteggiamento al momento. Senza rimuovere questo egoismo, non è possibile sperimentare la gioia della vita. E' più facile a un cieco arrivare a questo stato se ha un cuore che sa amare. Ma è difficile raggiungere la felicità con un cuore cieco. La cecità dell’ego spinge verso l’oscurità. A causa di questa ignoranza, siamo addormentati anche quando siamo svegli. Quando avremo superato il nostro egoismo, diventeremo allora un'offerta per il mondo. Chi è afflitto dalla cataratta dell’egoismo non sarà mai in grado di apprezzare la bellezza del mondo.

In virtù delle circostanze di nascita e di vita, le persone possono anche proclamare differenze tra l’umanità. Comunque la morte arriverà per tutti. Ciononostante, chi avrà trasceso l'ego, non morirà neppure nella morte.