Una volta, una scimmia che era stanca della propria natura irrequieta, decise di dare una svolta alla sua vita. “Devo fare sadhana, delle pratiche spirituali!”
Pensò. “Quello è l’unico modo per calmarmi e per elevarmi spiritualmente.” Decise così di fare un giorno di digiuno e di meditazione. Non è quello che fanno i grandi asceti? La scimmia immaginò che l’astensione dal cibo avrebbe deprivato il corpo di energia, e di conseguenza sarebbe stata più calma ed idonea per la contemplazione. Scelse il sabato come giorno di digiuno. Avendo formulato tale progetto cominciò a dondolare eccitata di ramo in ramo e di albero in albero come una furia scatenata.
Arrivò il sabato e la scimmia scese dall’albero su cui aveva dormito per sedersi per il giorno di digiuno e di meditazione. Si mise nella posizione del loto, chiuse gli occhi, e si perse subito in eroiche fantasie di digiuni e illuminazioni.
Al suo risveglio potè sentire chiaramente i morsi della fame nello stomaco e comprese che digiunare per un giorno sarebbe stato più difficile di quanto immaginato. “Come farò a resistere fino alla fine senza mangiare?” si domandò.
L’istinto la spingeva ad arrampicarsi sull’albero per gustare i succulenti manghi che pendevano dai rami. Comunque si controllò. Dopo poco cominciò a pensare: “E se poi alla fine del giorno sarò così debole da essere incapace di arrampicarmi sull’albero per cogliere i mango? Sarebbe una tragica perdita per il mondo delle scimmie se io morissi prematuramente! E’ nell’interesse di tutti che io continui le mie pratiche spirituali sul quel ramo con quell’enorme grappolo di mango.”
Avendo preso questa decisione, la scimmia lesta lesta si arrampicò sull’albero e sedette in un angolino, gli occhi puntati sui mango con impudico desiderio. Mentre contemplava i succulenti frutti la saliva iniziò a colare sulle sue pelose guancette. Ma quando comprese ciò che stava accadendo, la scimmia voltò drammaticamente il capo e chiuse gli occhi davanti alla tentazione. Con gli occhi della mente, però, fece un banchetto con quella polpa carnosa.
Quando le altre scimmie la videro sull’albero furono profondamente colpite alla vista della loro sorella in meditazione. Pensarono: “Che forza da super scimmia deve avere per resistere alla tentazione di mangiare e scorazzare a destra e a manca. Ebbero solo qualche attimo di esitazione prima di fiondarsi sull’albero e cogliere i mango. La scimmia che stava ‘meditando’ sbirciava ansiosamente con gli occhi semichiusi, temendo che avrebbero spogliato completamente l’albero di tutti i suoi frutti. Grazie al cielo non lo fecero.
Non appena se ne furono andate, la scimmia riaprì gli occhi e pensò: “..e se avessero colto tutti i frutti? Non posso correre questo rischio. Chissà, potrei anche non avere più la forza per allungare il braccio per cogliere quei mango. Farei meglio a scegliere anch'io i frutti adesso, in modo da avere qualcosa di nutriente per rifarmi dopo il digiuno. Comunque non c’è nessuna regola che stabilisca che non si possa tenere il cibo vicino quando si digiuna, l’importante è non mangiare.”
Colpita dalla propria logica suadente la scimmia si avvicinò veloce ai mango penduli e ne colse un bel po’.
Sentendosi ora in qualche modo sollevata al pensiero che ci sarebbe stata una sontuosa cena che l’aspettava, chiuse gli occhi, inalando profondamente la fragranza tropicale dei mango. Poteva percepire la polpa carnosa dei tondi frutti che stava tenendo. Aprì gli occhi e con desiderio li guardò, ne osservò le bucce verdi striate di giallo e di rosso. Chi poteva immaginare che quella polpa racchiudesse sì tanti allettanti piaceri?
“Poi la scimmia si chiese. “ ..e se poi divento così fiacca da non avere nemmeno l’energia per sbucciarli e mettermeli in bocca? Potrei mettere i frutti in bocca adesso. Per digiuno si intende il non ingoiare il cibo. Non c’è niente di male nel tenere il cibo in bocca.” Così la scimmia sbucciò velocemente la frutta e se la mise in bocca.
Quando la saliva al sapore di mango cominciò ad aumentare, la ingoiò. Nel giro di pochissimo tempo incominciò a masticare il mango e non si fermò al primo boccone, ma continuò ancora e ancora. Nel mangiare le venne il barlume di aver rotto il digiuno, ma immediatamente giustificò il festino col pensiero: “ Ma che differenza fa se il mango sta dentro o fuori dallo stomaco?”
Amma dice che è difficile superare le nostre vasana (le tendenze latenti) e controllare i propri sensi. Bisogna stare alla larga dalle situazioni che ci tentano ad indulgere in quelle vasana. Saremmo altrimenti come un alcolista che tenta di uscire dalla propria dipendenza con una bottiglia in mano.